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I Casini di Mestre            
di Carlo Cappellari                                                                    > C. Cappellari: l'autore e i suoi racconti

  
  
Carissima Compagnia Gongolante,
   
il 20 settembre 1958 entrava in vigore la Legge Merlin che portò alla chiusura delle case di tolleranza.
A differenza di altri luoghi altrettanto visitati quali chiese ed osterie, gli edifici che hanno ospitato questi frequentatissimi luoghi non ne portano traccia e non vengono ricordati con targhe o iscrizioni.
  
A Mestre il casino "civile" si trovava sopra l'osteria "Ai Veterani" che a differenza del casino è sopravissuta
(103855).
I casini di cui parleremo oggi però sono particolari perchè sono stati aperti il 2 aprile 1916 
e sono noti come casini di guerra.
   

                    

foto103855 - 'Ai Veterani'                        foto103256 - angolo via Brenta Vecchia con via Poerio
   
Ad ottobre del 1915 erano dislocati a Mestre 9.200 militari pari ad un terzo della popolazione senza contare
tutti i militari in transito molti dei quali feriti e bisognosi di cure (nota 1).
La virtù delle volenterose crocerossine era messa a grande rischio tanto da turbare i sonni delle autorità religiose,
mentre quelli delle autorità militari erano turbati da un "sensibile numero di malori venerei" (nota 2)
La decisione venne presa dal comando del presidio militare e presentata come "un vero e proprio servizio igienico"
dato ch'era prevista la "quotidiana visita di un medico".

 

Calle del pistor, anni '50 [Fb Renato Vianello]

 

"Storia di Mestre" di S. Barizza - Il Poligrafo
2014 - 3a ed. rivista e aggiornata, pp. 624

  

"Storia di Mestre" di Pierlugi Rizzato,
 Edizioni Biblioteca dell'Immagine 2017, pp 300

 

 


Le case erano due: quella in
calle del Pistor era riservata esclusivamente agli ufficiali e l'altra, all'inizio di via Bissuola, alla truppa.
Se cercaste via del Pistor nello stradario di Mestre non la trovereste perchè via del Pistor non esiste più come non esiste più il forno del pistor (fornaio) che le dava il nome.
   

 

f.164611 - la libreria Don Chisciotte                                               f. 101930 - gli edifici verso via Cappuccina                

  
Il forno del fornaio Candiani (proprio quello del centro culturale) era li dove ora c'è, all'angolo fra via Poerio
e via Brenta Vecchia, il negozio Lilla Pois di prodotti per la bellezza della casa e della persona (103256).
Via del Pistor è oggi denominata appunto via
Brenta Vecchia e ciò in conseguenza di una petizione degli abitanti che, all'indomani della chiusura della casa di tolleranza, chiesero che la via cambiasse nome.
Se non mi credete andate da Billy, storico libraio della libreria d'essai Don Chisciotte [nota 3], che ve lo confermerà, quando riaprirà bottega atteso che da qualche giorno la libreria è chiusa (164611).
Gli edifici, invece esistono ancora e sono quelli in fondo alla via sul lato sinistro della stessa (101930), paradossalmente fronteggiati dal capitello che ospita la cinquecentesca terracotta della Madonna delle Grazie (102116).

    

    

f.102116   il Capitello del '500     f.102324 - Questura di via CaRossa                  f.102448 - edifico fronte Questura


La ricerca della casa di tolleranza per la truppa, invece, non è stata facile perchè vi sono stati numerosi depistaggi.
Tutti sanno che il casino della truppa era denominato "casa rossa" e, quindi, molti, fra cui il mio amico Franco, la collocano all'incrocio tra via Fradelletto e via Cà Rossa dove si trovano due edifici entrambi rossi: la questura per definizione insospettabile (102324) e, al di la della strada, un'abitazione privata recentemente ristrutturata (102448).
Peccato che entrambi gli edifici siamo lontani ben una fermata di tram da via Bissuola dove tutti gli storici collocano la "casa rossa".

  
Il Rizziato, che è giornalista (prevalentemente sportivo) e non storico, afferma a pag. 64 della sua "Storia di Mestre" che "fu proprio quella casa a dare il nome alla strada che fin li conduceva e tutt'ora esistente: via Ca' Rossa".
L'affermazione è grave, ma spiegherebbe come mai, e ad affermarlo è uno storico vero come Sergio Barizza a pag. 457 del suo "Storia di Mestre", nel caso di via Cà Rossa siamo in presenza di uno storpiamento del nome della via in via Carrossa o Carrozza "che rinviava direttamente più al facile mezzo di locomozione, molto usato in Mestre, che non ad una semplice casa rossa che in effetti si trovava un pò più a monte dell'attuale istituto tecnico Pacinotti" con la pronuncia della "o" aperta anzichè chiusa (come appunto la casa cui si riferisce)".


f.104328  imbocco di via Prati             f.105506  dischi vintage                             f. 110529  l'ex casa rossa

 

Il serissimo e prudentissimo Barizza non tira le fila del discorso sollevando il dubbio che i Mestrini di via Cà Rossa si vergognassero quanto quelli di via del Pistor ma, non potendo cambiare nome ad una via con centinaia di civici, ne hanno storpiato il nome in modo tale da non renderlo immediatamente riconducibile alla casa di tolleranza.
Il dubbio penso ce l'abbiate anche voi e immagino che siate curiosi di sapere qual'era 'sto palazzo del casino; poichè anch'io sono curioso, ho battuto le osterie della zona alla ricerca di datati avventori in grado di indirizzarmi in forza di esperienza fatta sul campo rectius nella casa (chiusa).
Il mio pusher di sostanze alcoliche si è ricordato del novantenne zio Dino che interpellato telefonicamente ha immediatamente sentenziato che via Cà Rossa non centra niente con il casino che era, in realtà, in via Bissuola all'altezza dell'attuale via Prati sul lato sinistro all'imbocco della via (che allora non esisteva, cosa che rende il teste poco attendibile) (104328) .
Un'altra indicazione è arrivata da Chicco che ha interpellato l'ultra novantenne Gianni il quale senza esitazione ha detto però che il lato di via Prati era quello sinistro e l'edificio quello in cui vi è un negozio di dischi vintage (105506).

   
Mi sono recato al negozio ed il titolare, senza alcuna indecisione, smentendo entrambi i novantenni, mi ha confermato che la Casa Rossa era all'angolo fra via Cà Rossa e via Bissuola dove la collocano sia il giornalista Rizziati che lo storico Barizza.
La casa rossa ha solo cambiato colore ed è ora gialla ed immemore, come i mestrini, del suo inglorioso passato (110529).
La prossima settimana saremo in quaresima e torneremo a parlare di candele, fumi e fuochi a modo loro bellissimi.
Buon martedì grasso e basi grandi

   
Carletto da Camisan diventato venexian anzi mestrin

   


   
nota 1 "Storia di Mestre" di Pierlugi Rizzato, Edizioni Biblioteca dell'Immagine 2017 pag. 63
nota 2 "Storia di Mestre" di Sergio Barizza, il Poligrafo 2014 pag. 401

nota 3 [...] purtroppo Billy....non potra' piu' confermarvelo dato che ci ha lasciato per sempre 
                il due marzo scorso
[...] 

   


Vi segnalo per mercoledì 6 marzo 2019 alle ore 20,45 all'auditorium San Gaetano/Altinate di Padova la quinta serata di diritti al cinema con la proiezione del film "Il momento di uccidere" preceduta da una relazione delll'avv. Fausto Gianelli di Modena.


 

 

 

 

 

                                                                      byrevi 27.12.2019